Ormai è chiaro. L’intenzione di Bottega Veneta è proprio quella di superare il concetto tradizionale di brand di moda per imporsi come una vera e propria società segreta. Dopo l’addio ai profili social e una strategia comunicativa decisamente low-profile, la maison del gruppo Kering punta a rinnovare anche la modalità di presentazione delle sue collezioni. E ovviamente il mistero continua ad avere un ruolo fondamentale.
Nella giornata di venerdì, proprio come successo lo scorso autunno a Londra, il brand guidato da Daniel Lee ha tenuto un show a telecamere spente intitolato “Salon 02“. L’unica cosa che sappiamo a riguardo è che la location scelta per l’occasione è stata lo storico nightclub Berghain di Berlino. Tra gli invitati c’erano personaggi di spicco come Virgil Abloh, slowthai, Skepta e Roberto Bolle.
In lista tra celebrity, c’è perfino il temuto buttafuori del Berghain e fotografo, Sven Marquardt, per la prima volta spettatore e non attore, di uno show nella sua stessa casa. Un’elitaria parata di star diretta verso un evento esclusivo paragonabile all’atmosfera di “Eyes Wide Shut”.
Il Berghain per chi non lo sapesse è passato da centrale elettrica della Berlino Est a tempio della musica techno dai primi anni Duemila, in cui è (quasi) impossibile entrare. Poi una parentesi ongoing come istituzione artistica in tempo di covid, fino a essere eletta oggi come location della sfilata di Bottega Veneta. Inutile dire che la curiosità è alle stelle, ma va considerato anche il fatto che per poter vedere il défilé dovremo aspettare ancora qualche mese.
Il presidente di Kering, François-Henri Pinault, ha voluto esprimersi sulla questione delle nuove strategie di marketing del brand. “Per quanto riguarda la strategia di comunicazione digitale di Bottega Veneta, non sta scomparendo dai social network, li sta semplicemente utilizzando in modo diverso. Ha deciso di concentrarsi molto di più sui suoi ambasciatori fornendo loro il materiale di cui hanno bisogno per parlare del marchio attraverso vari social. Ha lasciato che siano loro a parlare per il marchio piuttosto che farlo da soli, come ogni altra realtà”.