SU INSTAGRAM ARRIVANO I PRONOMI

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Omen pronomen, si potrebbe parafrasare così il detto latino che spiega come un nome, o, in questo caso, un pronome, sia specchio perfetto dell’elemento a cui si riferisce. La notizia è arrivata l’11 maggio dall’account Twitter di Instagram: “Aggiungi i pronomi al tuo profilo. Il nuovo campo è disponibile in pochi paesi, con un piano per ampliarlo ad altri”. Obbiettivo? Quello di arginare il fenomeno del misgendering. Ovvero, l’atto di definire erroneamente il genere di appartenenza di una persona, senza valutarne preventivamente la sensibilità. La scelta di Instagram non arriva, però, dal nulla. L’utilizzo di pronomi (he/him, she/her, they/ them) nella bio, è stata ed è una pratica diffusa soprattutto nei paesi anglofoni e tra i componenti della Gen Z. Inoltre è un segno d’inclusione e sostegno per la comunità LGBTQ*.

Una ricerca del 2019, dell’Università St. Louis, Missouri, dimostra come l’utilizzo di pronomi neutri aumenta e stimola un rapporto armonioso con le comunità transgender. Non a caso il filosofo Ludwig Wittgeinstein ebbe a dire: “I limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Lo studio è stato condotto su 3000 svedesi, abitanti di un paese in cui il genere neutro è stato instillato dai linguisti negli anni Sessanta.

Per queste motivazioni, Instagram ha deciso di fare un passo avanti, rendendo questo fenomeno libero una funzione programmata del sistema. Come fare ? Andando su ‘modifica profilo’ e scegliendo fino a quattro pronomi con cui vi identificate. Inoltre si può scegliere se renderli visibili soltanto ai propri follower o a tutti. In questo modo, i detentori dell’account possono pubblicamente dichiarare come desiderano essere apostrofati, evitando spiacevoli cortocircuiti di comunicazione. Per ora Instagram informa che la funzione è disponibile soltanto in alcuni paesi, fra cui gli USA e l’UK.

Inoltre, la piattaforma ad aprile di quest’anno, ha inserito nuove funzioni anti-harassment, che tutelano maggiormente gli utenti dalle accuse omofobe e transfobiche. Una di queste la possibilità di bloccare i DM ritenuti abusivi e lo sviluppo di un algoritmo che riconosce, e quindi elimina automaticamente, commenti/post razzisti, sessisti o violenti. C’è, però, da chiedersi quale sia la reale direzione etica del social. Basti pensare al fatto che l’algoritmo, secondo uno studio compiuto da AlgorithmWatch, è più propenso a mostrare agli utenti donne poco vestite di quanto lo faccia coi maschi. Ma allo stesso tempo il social di fronte a dei capezzoli femminili (praticamente uguali a quelli maschili), non riesce a reggere il colpo, ed elimina automaticamente i post in cui essi siano presenti.

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