PIERRE CARDIN, LA RIVOLUZIONE NELLA MODA

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Si è spento ieri all’età di 98 anni l’indimenticabile stilista francese Pierre Cardin. La notizia arriva dall’agenzia Afp. La storia del couturier inizia in Italia, in provincia di Treviso il 2 luglio del 1922. Sulla Penisola però Pierre Cardin passa poco tempo. La famiglia infatti si trasferisce presto in Francia, ed è qui, nello specifico a Vichy, che inizia la sua carriera da sarto nel 1939.

La Seconda Guerra Mondiale lo vede impegnato nella Croce Rossa e alla fine del conflitto si trasferisce a Parigi dove lavora presso l’Atelier di Elsa Schiaparelli per poi passare a quello di Christian Dior nel 1947.  Non contento, il designer innovativo e futuristico decide di mettersi in proprio e tre anni dopo inaugura il suo personale Atelier. Tuttavia, la vera svolta alla carriera arriverà con la creazione di 30 abiti per il ballo in maschera organizzato da Carlos de Beistegui a Venezia.

Nel 1959 venne espulso dalla Chambre Syndacale de la Couture per aver realizzato una collezione “democratica” per i grandi magazzini francesi Printemps. Ma fu l’invenzione  del pret-a-porter, abiti chic di ispirazione sartoriale ma prodotti in serie da indossare tutti i giorni. Fu una delle straordinarie intuizioni del visionario stilista e per le quali sarà sempre ricordato nella storia della moda. Ma non solo. Ciò che ha contraddistinto Pierre Cardin è una visione all’avanguardia capace di intuire le potenzialità della moda e del suo mercato. Nel 1960 realizza una rete di prodotti in licenza per avere un maggiore e migliore inserimento nel mercato. Ricordiamo che è stato il primo stilista in assoluto ad aprire in Giappone un proprio negozio d’alta moda.

Sempre in quegli anni, regala al mondo alcune delle sue più celebri creazioni. Qualche esempio? I vestiti di pvc, gli occhiali a mascherina, gli stivali alti di vernice. Ma la sua creazione più emblematica resta il Bubble Dress del 1954, ispirato alla sua casa sulla costa francese, la Bubble House, una dimora costruita grazie all’architetto Antti Lovag. Il vestito presenta una serie di “bolle” con la gonna gonfia a palloncino in puro stile futuristico, con cui fece molto scalpore all’epoca.

E poi come non ricordare la Space Age. La collezione del 1960 ispirata allo spazio, nell’epoca della corsa alla luna, con abiti bianchi e forme geometriche. In quella collezione c’è molto di una moda che ancora oggi indossiamo. Gli abiti con i tagli, le aderentissime tute lavorate a maglia, i pantaloni di pelle attillati e i maglioni con le maniche a pipistrello. Inoltre in quegli anni Cardin cominciò la conversione di ciò che la moda sarebbe stata nel futuro, grazie agli abiti unisex. Una rivoluzione per i tempi in cui la moda femminile era esaltazione di forme.

Per l’uomo introdusse le giacche da completo senza collo, l’abito “cilindro” senza colletto che ispirò il primo look dei Beatles.

Ed è sua persino l’invenzione dei pantaloni a sigaretta che dagli anni ’60 sono ancora attuali. E’ stato anche il primo a portare la minigonna in una passerella e fece scandalo nel ’66 con la sua gonna sexy stretta e con spacco. Nello stesso anno fu il primo a lanciare una collezione moda per bambini. Nel 1968 ricamò luci su un abito indossato per la prima volta da Maryse Gaspard, la sua musa. Era l’invenzione di un abito cinetico mai visto prima.

Un altro passaggio memorabile resta, senza dubbio, la sfilata di Pierre Cardin  lungo la Grande Muraglia cinese nel 1979. È stato il primo stilista ad aprire il suo mercato al Giappone. Adesso, dopo Saint Laurent nel deserto e Jacquemus nei campi di grano e lavanda, sembra normale, ma allora era davvero audace presentare una collezione in luoghi insoliti.

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