Come vi abbiamo già accennato in questi giorni, il settore moda non è stato risparmiato dall’emergenza mondiale in corso. Tantissimi brand hanno dato il loro contributo a favore di ospedali, medici impegnati in prima linea purtroppo ora a quanto riporta il segretario di Confcommercio in Italia, la moda è il secondo settore più colpito dopo i trasporti. A essere particolarmente danneggiata è stata la città di Milano, epicentro europeo della pandemia, che da centro nevralgico dell’economia nazionale e finestra dell’Italia sul continente ha visto arrestata la propria ascesa. Stando alle stime che ha riportato il segretario generale Marco Barbieri di Confcommercio il 25% dei retail milanesi potrebbe non riaprire più alla fine della pandemia (circa 3700 imprese in totale). Nello specifico, i settori del tessile, dell’abbigliamento, della pelletteria e della produzione di accessori hanno visto un calo della produzione del 51,2%. Secondo Barbieri le principali problematiche sono legate al ritardo nella distribuzione di fondi e di proroghe della tassazione e nel rallentamento dei guadagni causato dalle norme di distanziamento sociale.
Inoltre è notizia più che certa che H&M si vedrà chiudere sul suolo italiano ben 7 negozi. A dichiararlo è Uiltucs, sindacato di categoria della Uil, che riferisce gli store soggetti alla chiusura saranno a Milano in via Torino e in Corso Buenos Aires (non è chiaro se quello al civico 8 o al 56) e tra agosto e novembre, si procederà con la chiusura degli spazi di Grosseto, Gorizia, Vicenza centro e Bassano, mettendo in esubero circa 145 persone. Una decisione presa dalla casa madre svedese per cercare di tenere in piedi gli altri 172 punti vendita presenti sul territorio italiano.
Per quanto sia difficile fare previsioni è più che evidente che il nostro modo di fare shopping cambierà drasticamente, saranno nettamente privilegiati gli acquisti online, con probabili drammatiche conseguenze sulla piccola distribuzione
