CHIARA FERRAGNI ACCUSATA DI PLAGIO

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Per chi non lo sapesse, i scarponi Moon Boot sono un’opera di design industriale tutto italiano. Sono protetti dalle norme che regolano il diritto d’autore. A oggi sono state vendute 25 mila paia e occupano anche uno spazio al Museum of modern art di New York. E ora possono aggiungere un’altro traguardo alla loro storia. Cinquantadue anni dopo la loro nascita i doposci più famosi del mondo ottengono una storica vittoria giudiziaria niente meno che contro Chiara Ferragni.

Il Tribunale di Milano ha disposto il ritiro di tutte le copie dal mercato dei scarponi Ferragni e pure il risarcimento, ovviamente a favore dell’azienda che ha creato i Moon Boot. Il gruppo Tecnica di Giavera del Montello (Treviso). Il risarcimento verrà stabilito in un accordo in forma privata.

Ma capiamo meglio cosa è successo. La battaglia legale del gruppo industriale trevigiano ha inizio quando sul mercato sbarcano gli “snow boots” di Chiara Ferragni. La somiglianza tra i boots della Ferragni e i Moon Boot è evidente e così parte l’azione legale. La battaglia legale però non inizia adesso. Sembra infatti che le prime controversie siano nate già ben tre anni fa. All’epoca fu “siglato un patto transattivo“. Questo diceva che: “le società che fanno riferimento alla galassia Ferragni si impegnano a non copiare più”. Le galassie in questione sarebbero – come ricostruito dalla Tribuna di Treviso – la Mofra Shoes di Barletta, la Diana Srl e la Serendipity Srl. Quest’ultima sarebbe inoltre la società che gestisce il marchio Chiara Ferragni Collection. Ma venuti meno ai patti, il gruppo Tecnica ha fatto di nuovo ricorso alla legge. E così è arrivata la sentenza 491 del 25 gennaio scorso.

Ora abbiamo un’arma forte per difenderci contro i tanti falsi in circolazione” commenta Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group e figlio di Giancarlo, inventore dei doposci. “La prima sentenza era del 2016, ma questo passo è importante perché dopo due sentenze è improbabile che qualche giudice decida diversamente. E noi certo non intendiamo smettere di perseguire i concorrenti sleali. Forti della posizione acquisita in Italia, stiamo lavorando per controbattere i falsi venduti anche in altri Paesi, a cominciare da Francia e Germania“.

Soddisfatto anche il fondatore, che oggi ha 80 anni. “Era il 1969, mi trovavo alla Grand central station di New York per incontrare un importatore americano” racconta. “Appesa c’era una foto enorme dello sbarco sulla luna di poche settimane prima. Mi colpirono lo scafandro ma soprattutto l’impronta, così innaturale, ovale. Già sull’aereo, durante il viaggio di ritorno in Italia, ho iniziato a disegnare alcuni schizzi e a pensare al nylon come materiale, proprio come per gli astronauti“.

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