La vicenda che la scorsa settimana, ha lasciato non pochi dubbi nelle politiche attuali e future del brand di Beaverton. Un articolo pubblicato da Bloomberg, svelava l’enorme giro di reselling del figlio di Ann Hebert, ora exvicepresidente e generalmanager di Nike North America, alle spalle del brand. La vicenda ha toccato un nervo scoperto del brand e di moltissimi suoi fan.
In queste ore il brand è tornato sulla vicenda. John Donahoe, CEO di Nike, ha dichiarato che l’obiettivo primario del brand è riconquistare la fiducia dei consumatori, in particolare quando si tratta della release di sneaker in edizione limitata o molto attese. Drop che da anni sono controllati da bot e reseller. Donahoe ha rivelato che Nike sta lavorando da diversi anni ad una tecnologia anti-bot. Donahoe ha spiegato inoltre che Nike aggiornerà la propria politica interna e che renderà più chiaro ciò che è consentito ai dipendenti e ai loro famigliari.
Il CEO ha spiegato che Nike sta cercando nuove soluzioni per adattarsi ad un mercato del resell in costante crescita. Questo infatti ha raggiunto ormai un valore di $6 miliardi di dollari e si prevede la continua espansione. È la prima volta che un gigante del settore parla in modo così esplicito del problema del resell e dei bot. Nessuno dei maggiori brand del settore, da adidas a Nike, non solo non hanno mai affrontato apertamente la questione del reselling, ma di fatto alimentano il mercato secondario con release limitatissime e drop esclusivi. Senza troppi giri di parole, i benefici e i guadagni che esso garantisce sono troppi per potervi rinunciare.
Sarà interessante capire fino a che punto Nike sarà in grado (e interessato) ad arginare il problema.