Il 2020 sarà l’anno dell’industria eco-sostenibile e il settore della moda sembra essere una delle preoccupazioni principali di molti legislatori, sia a livello nazionale che sovranazionale.
Una preoccupazione non del tutto infondata a giudicare dai numeri: per produrre il cotone di una singola t-shirt si impiegano in media 2700 litri d’acqua e i cittadini europei comprano di media 12 kg di vestiti ogni anno, per la cui produzione vengono rilasciati nell’atmosfera 195 milioni di tonnellate di CO2 a fronte di un utilizzo di 46 miliardi di metri cubi d’acqua. A questo si aggiunga che circa il 30% dei capi d’abbigliamento nei guardaroba europei non vengono utilizzati da almeno un anno e che ancora oggi il processo di riciclo dei prodotti tessili copre solo una minima percentuale della produzione totale.
La Commissione Europea ha annunciato il lancio dell’edizione 2020 del concorso europeo per l’innovazione sociale. Il tema di quest’anno è “Reimagine fashion: changing behaviours for sustainable fashion“. Un progetto ambizioso dedicato all’eco-sostenibilità del settore moda che andrà a integrare altre misure adottate in passato dalla Commissione come il pacchetto sull’economia circolare adottato nel 2018 che impone agli stati membri di garantire entro il 2025 che i prodotti tessili vengano raccolti e smaltiti separatamente.
Il concorso è aperto a partecipanti provenienti da tutti gli stati membri dell’Unione Europea e dai paesi aderenti al programma “Horizon 2020” che potranno presentare i loro progetti entro il 4 Marzo 2020. 12 giudici internazionali selezioneranno i 3 vincitori, ciascuno dei quali potrà contare su un premio di 50.000 euro per sviluppare il progetto. Lo scopo è quello di migliorare l’impatto ambientale e sociale dell’industria della moda sostenendo progetti mirati a rendere più sostenibile la produzione, la distribuzione e il trattamento dei prodotti al termine del ciclo di vita.
A riprova di quanto il tema sia attuale, sono molti gli operatori pubblici e privati che si stanno muovendo in questa direzione.
La regione Lombardia con l’iniziativa “Fashiontech – Progetti di ricerca e sviluppo per la moda sostenibile” ha stanziato 9,8 milioni di euro per il finanziamento di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale incentrati sul tema della sostenibilità, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello etico e sociale.
Sempre in questi giorni, anche la Camera Nazionale della Moda Italiana ha annunciato di aver avviato una collaborazione con il Milano Fashion Institute per la creazione di un master universitario dedicato alla creazione di una figura professionale che nei prossimi anni sarà sempre più fondamentale per le imprese del settore moda: il product sustainability manager.
Vedremo come andrà a finire ma se anche Larry Fink, amministratore fondo investimenti più grande al mondo, ha parlato proprio in questi giorni dell’importanza dell’industria green, possiamo stare certi che non si tratta solo di preoccupazioni infondate.