RECAP HAUTE COUTURE DI PARIGI

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Si sono concluse le sfilate Haute Couture di Parigi. Dal lunedì 20 a giovedì 23 gennaio, sono andate in scena le presentazioni di Alta Moda, ovvero uno degli appuntamenti più attesi e più importanti per il fashion system e i pochi show che si susseguono, raccontano il processo creativo di grandi designer, ma anche il savoir faire proprio di ogni Maison e il lungo e attentissimo lavoro di sarte, ricamatrici, disegnatori. Sono le sfilate che meglio rappresentano l’ eleganza e la maestri. Si sono viste maison come Chanel, Armani, Valentino, Dior, Schiaparelli, Givenchy, Iris Van Herpen. E non poteva mancare il rivoluzionario e amato Jean Paul Gaultier, che con grande dispiacere per tutti noi, con questa sfilata chiude per un po’ il fashion world (leggi ulteriori dettagli qui). Ma vediamo e studiamo più da vicino chi ha proposto cosa e rifacciamoci gli occhi con questi abiti da sogno che a nostro parere, sono i più belli di sempre !
Un filamento di DNA che rotea sul fondo della sala buia del Cirque d’Hiver. In testa gli studi del neuroanatomista spagnolo Ramon y Cayal. Iris Van Herpen presenta una collezione battezzata “Sensory seas”. Tutto il guardaroba immaginato dalla stilista-ingegnere racconta il movimento e la tridimensionalità attraverso abiti avveniristici. Fatti di cerchi sovrapposti e dipinti a mano. Fatto di petali fluttuanti che si muovono a ogni passo. Fatto di onde di voile mosse dal vento e fatto di sovrapposizioni di organza immacolata. A dipingere un universo avveniristico e fantascientifico, poetico e sorprendente. Che traghetta la couture verso un universo di arte sci-fi.


Chanel presenta la sfilata nella location storica della maison, al Grand Palais, che per ogni occasione si trasforma, e questa volta gli è toccato la ricostruzione del monastero dove la stilista Chanel ha vissuto dopo la morte della madre. Le modelle erano trasformate in scolarette. Virginie Viard, la designer, ha ripetuto ciclicamente nelle collezioni Chanel anche questa volta il bianco e il nero, i bouclé e gli chiffon. L’accessorio da tenere d’occhio? I collant bianchi e velati, decisamente anni ’50. 

Armani Prive si ispira all’ Oriente. Un tessuto etnico la fa da protagonista: l’ikat, diffusissimo tra i popoli malesiani e indonesiani. La parola “ikat” significa “nuvola” e sembrano nuvole coloratissime – blu elettrico, ma anche rosa glicine – gli abiti che fluttuano in passerella, spesso abbinati al tulle nero.

Una grande costruzione gonfiabile nei giardini del Musée Rodin di Parigi a raccontare la donna-madre da cui nasce tutto. Il racconto stagionale della couture di Dior targata Maria Grazia Chiuri parte dal lavoro dell’artista femminista Judy Chicago chiamata dalla designer a collaborare partendo da una domanda che troneggia all’ingresso: What if women ruled the world? E attorno allo stesso concetto si muove anche la sfilata proponendo un guardaroba elegantemente sofisticato ispirato a donne importanti come la Venere del Botticelli, la Nike di Samotracia o la dea Athena. Perché tutti i look che calcano io tappeto violaceo punteggiato di fiori, opera della stessa Chicago, sono divinità vestite di pepli e corone di foglie dorate, di giacche architettoniche e vesti fluttuanti. Dress code perfetto per un Olimpo dorato.  

Valentino di Pierpaolo Piccioli, porta in passerella il sogno e il mondo dell’ inconscio. Sfilavano abiti raffinatissimi e dai tagli rigorosi, con gonne strette e lunghe che si aprivano sulle caviglie, corpetti rigidi, cappe, orecchini giganti; tra i colori predominavano il nero, il rosso e il bianco, con l’aggiunta di glicine, verde acido e blu elettrico.

Clare Waight Keller, direttore creativo di Givenchy, porta sulla passerella donne fiore e cascate di cristalli.‘PENSÉE’, for “Une Lettre d’Amour”, così si intitola la collezione, è la lettera d’amore scritta da Virginia Wolf al marito prima di togliersi la vita ma che diventa, tra le dita di Waight Keller, una dichiarazione d’amore. La collezione ha visto sfilare abiti corolla, volumi cespuglio e mantelle drappeggiate come petali. La moda Givenchy non teme infatti di essere troppo romantica sia nella scelta della palette colore, i pastello, sia nel rigore malizioso della classica coppia del bianco e nero. E dopo l’estasi sensoriale delle creazioni ispirate alle creature floreali, arrivano le prime gocce di rugiada, cristalli e ricami di un bagliore lunare ammaliante. Sono gli abiti da sera.

Au revoir Jean Paul Gaultier con uno show-evento che vede chiudere la sua carriera. Uno dopo l’altro, sfilano i simbolo dello stile Gaultier: il marinière, il maschile-femminile, lo stile da pin up, al mitico reggiseno guêpière con le coppe a cono creato per Madonna in occasione del Blond Ambition World Tour nel 1990, il folk, il camouflage, il folk, il nudo e molto, molto altro ancora. In passerella tantissime top (Irina Shayk, Karlie Kloss, Gigi e Bella Hadid, Joan Smalls, Coco Rocha, Erin O’Connor) ma anche Paris Jackson, Jasmin Le Bon, l’attrice Farida Khelfa, Rossy de Palma, il calciatore Djibril Cissé, l’ex Miss Francia Iris Mittenaere e Dita Von TeeseJean Paul Gaultier ha dato tutto in questo show, 5 decenni di pura moda, indagine e riflessione, che lo hanno portato alla celebrità. Temi accomunati tutti dal filo dell’ ironia, molto cuore per il designer. 

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