LO STREET STYLE AL CAPOLINEA?

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Vi abbiamo raccontato di come purtroppo, in questi ultimi mesi,  molte iniziative e spettacoli nel mondo del cinema, del teatro, o della moda , siano state rimandate a causa dell’ emergenza globale. Sappiamo che le prossime Fashion Week di Londra, Parigi e Milano si terranno in modalità digitale. Ma lo streetstyle? Come cambierà il mercato? Le nuove abitudini di vita, le limitazioni ai contatti sociali, una minore frequentazione di spazi chiusi e affollati decreteranno anche la fine dell’Urban Style?
La street photography è stata un elemento determinante che ha contribuito non soltanto alla nascita di questo stile, ma attraverso le immagini diffuse sui social ne ha permesso l’analisi, ha consentito ai brand di capire cosa i giovani volevano: quegli scatti sono stati la base di analisi di trend, ricerche di mercato e operazioni di influencer marketing. Operazioni commerciali che hanno coinvolto tutte le fasce d’età, come dimostra il progetto di Jannik Diefenbach, fotografo tedesco, che parallelamente agli studi universitari, ha coinvolto il suo nonno Alojz (di 73 anni) in un progetto fotografico street online. E con una economia che piano piano sta imparando a ripartire, con il mondo della cultura e della moda che si interrogano su quali saranno i nuovi scenari possibili è più che lecito interrogarsi su quale sarà il futuro della street style photography. E’ convinta della sua sopravvivenza  Su Shan Leong, fotografa divisa tra Seoul e Parigi. “La moda di strada ha sempre avuto un impatto sui consumatori e sui trend. Penso che dopo il lockdown le persone usciranno di casa con la voglia di vestirsi ancora meglio, ridando importanza e amplificando tendenze come l’utilizzo di tessuti protettivi e stoffe comode in silhouette strutturate che richiamano la natura.

Ma c’è anche chi la pensa in maniera diametralmente opposta affermando che lo street style sia in realtà un mondo interamente falsato giunto ormai al capolinea come Antoine De Almeida, che dichiara di come l’urban style sia passato dall’essere una disciplina in cui i fotografi immortalavano insider dell’industria e professionisti del settore che si vestivano in modo interessante e innovativo a influencer che indossano semplicemente abiti di brand ottenuti grazie ad agenzie di PR.
Sicuramente ci sono tantissime opinioni e dibattiti sulla questione, quello che ci auguriamo tutti è che la gente non smetta di sperimentare e di giocare con gli abiti, continuando ad esprimere così la propria creatività. Ci auguriamo un mondo in cui i giovani tornino a riempire le strade e le piazze con i loro outfit, e siano di ispirazione l’uno per l’altro.

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