Anche quest’anno l’influencer marketing si rivela un mercato fondamentale per piccole e grandi aziende che sempre più investono in questo campo ricco di potenzialità ma anche di rischi. Come ogni nuovo mercato infatti, quello dell’influencer marketing è ad oggi ancora poco regolato a livello normativo e, nonostante l’enorme flusso di denaro che muove ogni giorno, i punti da chiarire restano molti.
Secondo una recente indagine di Publicis Media, nel 2019 in Italia il volume di investimenti in questa nuova forma di marketing si aggira attorno ai 250 milioni di euro, una cifra importante che certamente sarà destinata a crescere. Una componente fondamentale nella strategia di comunicazione di molte aziende che tuttavia presenta anche dei rischi, tanto in termini di riscontro economico quanto in termini di immagine.
Questo tipo di marketing rappresenta infatti un rischio per le aziende che, affidando la propria comunicazione a dei soggetti autonomi ed esterni, rischiano di vedere la propria reputazione compromessa da campagne pubblicitarie incaute affidate a testimonial poco in linea con l’immagine desiderata.
D’altro canto, ogni influencer ha un proprio stile comunicativo e conosce meglio di chiunque altro il tipo di contenuti graditi dalla sua community di riferimento. Un rapporto basato sulla fiducia che rischia di essere compromesso laddove il messaggio risulti forzato e poco coerente con quanto proposto fino a quel momento, ad esempio nei casi in cui brand decida di controllarne troppo rigidamente l’operato, imponendo la scelta dei contenuti e il calendario editoriale.
Per quanto riguarda invece la valutazione del riscontro economico di una campagna pubblicitaria, si tratta di un ambito molto complicato dove i tradizionali strumenti di valutazione della performance utilizzati dal marketing (KPI) vanno interpretati in maniera differente e talvolta possono rivelarsi fuorvianti. Il successo di una campagna infatti non può essere valutato esclusivamente sulla base del numero di followers guadagnati né tanto meno sulla base del tasso di conversione delle vendite che può dipendere da numerosi fattori, la maggior parte dei quali non dipende direttamente dalle azioni del testimonial e che dunque non risulta facilmente misurabile in semplici termini numerici. Se infatti alcuni parametri di riferimento restano pur sempre validi e indicativi, questi vanno comunque messi in relazione ad altri aspetti quali ad esempio l’awarness generato dai contenuti e, soprattutto, il sentiment che questi sono in grado di trasmettere.
Quel che è certo è che le potenzialità di questo mercato sono ancora tutte da scoprire e che i metodi utilizzati e gli attori coinvolti aumentano di giorno in giorno. Resta da domandarsi se le aziende sapranno stare al passo con queste continue innovazioni approntando gli adeguati per lanciarsi in questo nuovo terreno di conquista che a quanto pare sarà un campo di battaglia fondamentale per qualsiasi azienda negli anni a venire.