I SKINNY JEANS AL CAPOLINEA ? SI NELLA COREA DEL NORD

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Dopo aver spopolato qua e là a decenni alterni, gli skinny jeans sembrano aver raggiunto il capolinea. A dircelo non sono solamente le tendenze dettate dalla moda. Nell’ultimo anno la clientela è andata alla ricerca di uno stile sempre più rilassato e meno “costretto”. Ma ora una singolare emanazione proveniente dalla Corea del Nord. Precisiamo che non sappiamo esattamente se Kim Jong-Un sia o no un fashion addicted, e nemmeno quali siano i suoi gusti personali nel campo dell’abbigliamento, ma una cosa è certa. Ha deciso che i pantaloni aderenti non possono essere più indossare nel suo Paese.

Una nuova legge appena stata promulgata mette infatti al bando tutta una serie di elementi estetici. Oltre i skinny jeans o strappati, sono vietati anche i piercing e la capigliatura mullet. Un ricordo degli anni Ottanta. La motivazione? Secondo il leader nordcoreano, questi costumi non conformi al regime porterebbero a una “drammatica occidentalizzazione“.

Fin dagli anni Settanta questo tipo di stile è stato un componente fondamentale nella rivoluzione stilistica (e non) portata avanti dal movimento punk e più in generale da giovani desiderosi di ribellione. Probabilmente ancora oggi è questa l’immagine impressa a Pyongyang, dove il Partito dei Lavoratori sta cercando di conformare tutti i cittadini.

Comunque di restrizioni simili il Paese ne aveva già avute. A proposito dei tagli di capelli infatti, nel 2017 un giornalista finlandese aveva rivelato l’esistenza di una lista molto specifica di acconciatore approvate dal governo nordcoreano: 15 per gli uomini, 15 per le donne (le si vedono anche nel k-drama Crash Landing on You, disponibile su Netflix). Perché i tagli di capelli alternativi sono apparentemente “non socialisti”, e quindi non ammessi, e Kim ha già decretato che le persone avvistate e scoperte ad abbracciare simili mode verranno spedite nei campi di lavoro.

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