In occasione della presentazione della nuova collezione “Aria”, Gucci ci ha dato un assaggio ufficiale di quella che possiamo definire come un’esperienza di “hackeraggio” con Balenciaga. Un’unione all’apparenza del tutto inaspettata e talmente impensabile che nessuno poteva crederci, eppure è successo per davvero. Però, non possiamo fare a meno di considerare alcuni fattori che spiegano meglio il contesto e la motivazione di questa scelta.
Il primo è che quest’anno la maison fiorentina festeggia il suo centenario, un evento grandioso che ci accompagnerà nei prossimi mesi con ben centocinquanta iniziative correlate. Il secondo invece ricade sull’appartenenza condivisa dei due marchi al gruppo Kering, un valore aggiunto probabilmente più legato alla sfera imprenditoriale. Infine il terzo, quello che con ogni probabilità si dimostra in più significativo: Alessandro Michele e Demna Gvasalia, vogliono riscrivere i canoni di bellezza e glamour nel nome dell’individualità e della libertà d’espressione.
Lo stesso Michele, nelle sue show notes, ha definito la collezione «un profondo ed estatico tuffo in tutto ciò che oggi ci manca di più». Tuttavia per capire meglio i temi della collezione, si devono analizzare alcuni punti.
1. L’unione Gucci e Balencaga. Per i 100 anni del brand, Alessandro Michele ha “hackerato” l’estetica di Demna Gvasalia. Una serie di look e accessori che fondono le silhouette di Balenciaga con i classici tessuti di Gucci. Gli item più notevoli sono la borsa Jackie di Gucci e la borsa Hourglass di Balenciaga ricoperte da una versione co-branded dell’All-Over Logo Pattern di Balenciaga. Lo stesso pattern è replicato anche su vari abiti. Il più notevole dei quali è un tailleur interamente ricoperto di paillettes. L’influenza di Demna si è estesa anche sugli accessori e sui stivali presenti in molti dei look.
2. Savoy. La scritta “Savoy” è forse la protagonista delle grafiche della collezione. La sua origine richiama il Savoy Hotel. Era l’hotel di lusso di Londra dall’Ottocento in poi, frequentato fra gli altri da Oscar Wilde, Frank Sinatra, Marilyn Monroe, i Beatles e Winston Churchill. Fu proprio al Savoy che Guccio Gucci lavorò durante il suo periodo londinese, scoprendo il mondo della valigeria di lusso. In seguito sviluppò l’idea di tornare in patria e aprire una bottega di valige che sarebbe poi diventata il Gucci che conosciamo. Negli anni ’20, l’hotel ispirò il nome della Savoy Ballroom a New York, un locale iconico che venne definito «il cuore pulsante di Harlem». Fu uno dei punti di riferimento per l’evoluzione della cultura swing e jazz in America.
3. Ispirazione nipponica. Caschi da fantini, harness di pelle, frustini e dettagli Horsebit richiamano al mondo dell’ippica. Una chiara citazione alle origini del brand, nato in origine come valigeria e selleria. Questo richiamo visivo, così profondamente legato alla storia del brand, è sottolineato anche dalla presenza di veri e propri cavalli nelle scene finali del fashion film. Ma non è l’unica reference al passato del brand. Anche la celebre stampa Flora risalente agli anni ’60 torna e ricopre un intero tailleur femminile, incluse calze e scarpe.
4. Canzoni moderne e party dress. È forse la prima volta che il brand utilizza una soundtrack così moderna per uno show. Il motivo è stato quello di evocare l’idea di festa nella doppia accezione di cerimonia e celebrazione, in onore del compleanno del brand. Il brand ha utilizzato come soundtrack del fashion film una serie di canzoni trap e hip-hop che menzionavano Gucci nel proprio testo. Il primo look è apparso sulle note di Gucci Gang di Lil Pump, Gucci Flip-Flops di Bhad Babie, Green Gucci Suit di Rick Ross e Future, Gucci On My Bag di Mier. Ma anche Gucci Coochie dei Die Antwoord e Waiting For The Stars di Vitalic, feat. David Shaw and The Beat.
5. Le borse a forma di cuore. Sapevamo già che le borse sarebbero state fra le protagoniste della collezione. Senza alcun dubbio la più notevole è stata quella a forma di cuore anatomico e ricoperta di paillettes.
Alessandro Michele parte da qui, dove tutto cominciò, ancor prima che avvenne l’atto della nascita. Si parte quindi da un luogo misterioso e affascinante, non un albergo ma un club, il Club Savoy. Dentro a un tunnel illuminato di luci neon e flash degni di un red carpet avviene una sfilata, di quelle classiche come non si vedevano da un po’.