«Come si chiama la canzone che fa ui uor ui wor rachiu». È una delle centinaia di domande su Yahoo Answers che sono diventate virali negli anni, tra ironia e battute online. Ma anche l’esempio di uno dei motivi per cui il servizio online dopo ben 16 anni sparirà. Tra ironia e malinconia, la notizia della chiusura di Yahoo Answers prevista per il prossimo 4 maggio, ha scatenato il mondo di Twitter.
Nel giro di un mese scomparirà un pezzo di storia di internet. Un servizio al quale negli ultimi 16 anni migliaia di utenti hanno affidato almeno una domanda per risolvere i propri problemi e quelli del mondo online. E Yahoo Answers, almeno nei primi tempi, ha rappresentato l’unica possibilità di aiuto tra utenti di internet. Ha offerto al world wide web opinioni e consigli da chiunque si considerasse competente nella materia proposta. Oggi, però, Yahoo Answer non serve più. È ormai lontano dall’essere uno strumento utile: chi naviga su Internet, ormai, cerca risposte altrove.
Creato nel 2005 (arrivato in Italia nel 2006) Yahoo Answers ha un archivio enorme. Ma di tutto questo non rimarrà nulla. Agli utenti che vorranno sarà data la possibilità entro il 30 giugno 2021 di scaricarsi il proprio materiale. La decisione di non lasciare nulla sul web ha creato qualche malumore tra gli utenti. Mentre il termine per poter ancora fare qualche domanda e offrire consigli, è il 20 aprile. «Si può fare sesso al nono mese di gravidanza?» è, forse, la domanda assurda più conosciuta e postata dalla maggior parte degli utenti. Ma c’è anche chi si ricorda dei tanti problemi scolastici risolti grazie a quelle domande e risposte; «Riassunti di epica, versioni di latino, esercizi di fisica: un altro pezzo della nostra gioventù vola via». Nonostante il declino degli ultimi tempi, la malinconia degli utenti è tanta: «Chiuderlo significa sbattere la porta in faccia a più generazioni».
L’azienda non ha spiegato il motivo dietro la volontà di cancellare il popolare servizio, peraltro in forte ascesa con il Covid-19 e le domande relative alla pandemia. Probabilmente, proprio la difficoltà di moderare contenuti di qualsiasi genere, tra cui quelli più delicati inerenti virus, vaccini e teorie complottiste, ha spinto il team a lasciare il passo a piattaforme più in voga, come i social network, maggiormente allenati a gestire commenti e dibattiti, in via testuale e non solo.
«Addio, compagno di mille avventure» scrive un utente su Twitter. Chiedendosi quante domande rimarranno per sempre senza risposta, ma spesso così divertenti che hanno scatenato l’ironia del web.