RICORDANDO IL MAESTRO SERGIO ROSSI

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Il coronavirus non risparmia nessuno e questa volta ad essere colpito è stato un grande nome della moda: Sergio Rossi. Lo shoe designer e imprenditore romagnolo si è spento nella sera del 2 aprile all’ospedale Bufalini di Cesena, dove era stato ricoverato il 27 marzo scorso. Ad annunciare la sua scomparsa, il figlio Gianvito. Soltanto qualche giorno prima, il brand Sergio Rossi aveva deciso di devolvere 100mila euro e il 100% delle vendite online dal 14 al 20 marzo all’Ospedale Sacco di Milano, mentre il figlio Gianvito Rossi, proprietario dell’omonimo marchio, aveva effettuato, insieme alla famiglia, una donazione di 100mila euro alla struttura romagnola.Nato nel 1935 a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), nel 1951, proprio in Romagna, fonda l’azienda che porta il suo nome. Un sogno che si avvera, dopo anni di durissima gavetta in cui Sergio, seguendo le orme di suo padre calzolaio, vendeva i suoi sandali fatti a mano ai turisti sulle spiagge della costa adriatica. Il prodotto ha successo e di lì a poco, inizierà la sua ascesa. Le prime boutique negli anni Ottanta ad Ancona e Torino, poi le aperture in America. Sergio Rossi intanto collabora con i grandi nomi della moda per produrre le loro calzature, da Dolce & Gabbana a Gianni Versace. Finisce ai piedi delle dive del cinema, da Anita Ekberg che le indossa ne le riprese de La Dolce Vita a Silvana Mangano, approdando nel corso degli ultimi anni sui red carpet di Hollywood, da Sharon Stone a Diane Kruger, passando per Anne Hathaway, Nicole Kidman, Sarah Jessica Parker, Halle Barry e Cate Blanchett; senza dimenticare le star della musica, da Taylor Swift a Rihanna, da Beyonce ad Ariana Grande.
Le numerose campagne pubblicitarie contribuirono a delineare meglio l’immagine della donna secondo Sergio Rossi, così come appare nei ritratti del celebre fotografo Helmut Newton:   inquadrature angolate dal basso per sottolineare la verticalità del corpo, insistendo sull’importanza del tacco – alto sempre più di sette centimetri – in modo da conferire alla gamba la sua cruciale energia e al corpo femminile un incedere sinuoso.

 

Un gusto italiano fatto di colori, geometrie e linee senza tempo, come quelle della sua scarpa più famosa, Godiva, la décolleté per eccellenza, che compare, rivisitata, persino nel poster della pellicola cult di Pedro Almodóvar del 1991, Tacchi a spillo.

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