Kenzo, un brand del gruppo LVMH, ha perso il suo direttore creativo Felipe Oliveira Baptista. L’acclamato designer ha diretto per otto anni Lacoste ed è subentrato a Carol Lim e Humberto Leon alla direzione artistica di Kenzo nell’estate del 2019. La sua tenure è sicuramente stata un bellissimo momento per il brand, con collezioni assolutamente notevoli, che però forse non sono bastate a portare Kenzo al pari degli altri compagni di squadra da LVMH.
È comunque interessante notare come Kenzo è il secondo brand di LVMH in un mese a perdere il proprio direttore creativo. Il primo è stato l’annuncio della separazione fra Kris Van Assche e Berlut. Senza voler ipotizzare troppo sul futuro delle strategie del gruppo, il caso di Baptista ricorda anche l’uscita di Paul Andrew da Salvatore Ferragamo dello scorso mese. Tanto Baptista che Andrew che il già citato Van Assche sono designer relativamente giovani. Si sono ritrovati a dover svecchiare storici brand di moda come Kenzo, Berluti e Ferragamo rimasti indietro rispetto ai brand Superstar del gruppo francese.
Dato che sia Kenzo che Berluti sono di LVMH, una strategia alla base di queste corrispondenze esiste di sicuro. Ma al momento mancano del tutto informazioni a riguardo. Se può essere una qualche indicazione, nel report per il primo trimestre dell’anno del gruppo, né Kenzo né Berluti sono citati negli highlight delle vendite.
La vera domanda però è: ci sarà bisogno di sostituirlo? Quando Sebastien Meunier ha lasciato Ann Demeulemeester, i nuovi proprietari del brand non hanno puntano le proprie fiches su un nuovo direttore creativo. Hanno preferito lasciar firmare le collezioni del brand al team di design. Come Business of Fashion fa notare, fra l’altro, Kenzo è uno dei pochi brand di prezzo premium di LVMH (ossia uno scalino sotto il prezzo luxury di brand come Louis Vuitton o Dior) lasciando forse supporre che il brand potrebbe ricevere lo stesso trattamento. Il brand continuerà a produrre i suoi classici item che hanno fatto grande vendite, senza spingere ulteriormente la sua trasformazione.
Se brand come Louis Vuitton e Dior sono infatti tornati rapidamente in salute dopo il lockdown, il calo di 23% nelle vendite del lusso l’anno scorso ha spinto anche i titani dell’industria come LVMH a liberarsi del peso in eccesso: il gruppo ha infatti staccato la spina al brand di Rihanna, Fenty, insieme al camiciaio inglese Thomas Pink e al produttore di scarpe Nicholas Kirkwood, con cui il gruppo aveva una partnership finanziaria.