Perché i marchi del lusso distruggono i loro prodotti?

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Perché milioni e milioni di euro di capi invenduti vengono distrutti dalle stesse case produttrici? Secondo uno studio condotto dal portale Business of Fashion, l’industria della moda produce ogni anno 50 milioni di euro di scarti di produzione. Giacenze di magazzino di collezioni ormai passate che difficilmente potrebbero essere collocabili sul mercato ai prezzi esorbitanti a cui questi brand sono soliti vendere i loro prodotti. La soluzione? Mandare tutto all’inceneritore!
L’unica alternativa infatti, apparentemente più logica, sarebbe quella di vendere quei capi a prezzi stracciati, se non addirittura regalarli. Una soluzione vista di cattivo occhio dalla maggior parte dei brand di moda che fanno dell’esclusività del prodotto il loro cavallo di battaglia e che, pur di impedire che un brand o un accessorio iconico diventi troppo comune, preferiscono distruggere gli stock in eccesso piuttosto che vederli negli outlet a prezzi concorrenziali o peggio, in vendita sul mercato nero.
Una scelta dettata non solo da motivi di immagine e di esclusività ma anche da ragioni fiscali. I dazi commerciali su questo genere di prodotti sono infatti molto alti e in certi casi possono aggirarsi dal 16% al 60% del valore totale, soprattutto nel caso di prodotti importati dalla Francia negli Stati Uniti. Le aziende in questo modo possono avvalersi dei rimborsi sull’invenduto a fronte dei dazi versati.
La pratica è dunque molto diffusa in diversi settori ma, soprattutto in un’industria come quella della moda e del lusso fondata sul concetto di esclusività, il fenomeno raggiunge livelli preoccupanti, tanto a livello etico quanto ambientale. Pochi infatti sanno che l’industria della moda è una di quelle che inquina maggiormente, seconda soltanto a quella petrolifera. Ed è proprio sulla base di questi dati che la Francia proprio in questi giorni discute della “Loi Anti Gaspillage“, la cosiddetta legge anti sprechi.
La legge, già approvata dal Senato e in attesa dell’approvazione della Camera, proibisce la distruzione dell’invenduto e prevede l’obbligo per le aziende di implementare un sistema produttivo circolare tale da evitare gli sprechi, attraverso il riciclo o il riutilizzo dei capi invenduti.
Non sappiamo se questo sarà sufficiente a evitare questo genere di pratiche ma certamente si tratta di un primo passo nella giusta direzione, in attesa che il resto d’Europa e del mondo si adeguino.

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