IL MEGLIO DELLA PARIGI HAUTE COUTURE

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Si è concluso uno dei momenti più magici delle stagioni di moda: la Parigi Haute Couture, cioè la sfilata degli abiti che forse nessuna di noi potrà avere, a meno che non ci invitino su un red carpet. La Haute couture sembra fatta solo per sognare: è arte, gioco, ispirazione.  È il contributo della moda al progresso culturale e civile, il momento in cui designer e stilisti mostrano davvero le loro abilità creative e sartoriali. Vediamo allora verso quali lidi ci spingono le strabilianti creazioni della Paris Haute Couture Primavera/Estate 2019. Verso il tulle, l’organza, lo chiffon, il pizzo a crochet e la piuma, che impreziosiscono strutture architettoniche mobili ed essenziali.

Giambattista Valli ha realizzato una collezione imperniata sui dettagli scintillanti, sui tessuti vaporosi intarsiati di glitter e imprigionati nei fiori. Il tulle qui è il suo tessuto per eccellenza, abbinato a lunghezze midi e soprattutto mini. I colori sono il magenta, il rosa, il fucsia, accostati con grazia al bianco siderale. Chanel ambienta il suo sogno al Grand Palais, ricostruendo il giardino di quella che potrebbe essere una ricca villa della Costa Azzurra, e rispolvera a tema gli stilemi della maison, il tweed e il black and white, che qui si innestano sul tailleur midi alla Jacqueline Kennedy alteranti a piume e a delicatissimi colori pastello. Per un effetto rock stilish veramente incantevole.

Giallo su Karl Lagerfeld: il leggendario direttore creativo non era presente alla sfilata perché “affaticato”. Armani invece trova l’ispirazione negli anni ’30 e nell’Art Deco: abiti sontuosi in rosso lacca e blu abbinati al nero, impreziositi da cloches di perline, frange di seta e plissettature; giacche super lussuose in pelle di coccodrillo tinta, impreziosite da ricami e gemme.

Incantevole anche la sfilata di Dior. La maison francese guarda al mondo del circo e abbandona ogni tradizionalismo per sperimentare: lo show è pieno di acrobati che accompagnano le modelle truccate da Pierrot. Molte tulle e chiffon, bustier con inserti svolazzanti, gorgiere, alamari, fiocchi, giacche e cappotti da domatore di leoni. Una ricerca, come ha detto il direttore creativo Maria Grazia Chiuri, che mira all’«equilibrio sopra la follia».

E la meraviglia è al centro anche della sfilata di Valentino: qui Pierpaolo Piccioli realizza un vero e proprio inno alla bellezza femminile, con temi floreali e colori sgargianti, abiti voluminosi e ricchi di dettagli di lusso. Il tema è il melting pot, esalatato da ben 43 modelle afroamericane, riflesso del “cambiamento epocale che stiamo vivendo da anni e che molti non riescono ad accettare”: perché la razza umana è una soltanto.

 

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Da segnalare le ciglia extreme progettate da Pat McGrath, probabilmente make up artist più influente del mondo: oversize e pumate, si preparano a dettare una nuova tendenza. Chiude la sfilata di Balmain, che torna in grande stile con una collezione ricca di ricami complicati, di plissettature, di piume, di colori tenui che spaziano dall’azzurro al rosa antico, tra strappi studiatissimi e vite super attillate, gonne a perla che fanno tendenza, con i loro riflessi che riprendono i toni del mare.

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