1600 anni dalla fondazione di Venezia. La fine (forse) della grande pandemia. La concomitanza con la Biennale di Architettura, primo grande evento espositivo intercontinentale organizzato dopo l’emergenza globale. La riscoperta sempre più intensa e interessante delle isole della Laguna veneta e del loro ecosistema unico. Gli ingredienti c’erano tutti e allora Yves Saint Laurent, col suo capo creativo Anthony Vaccarello, s’è buttata a capofitto nell’avventura che ormai vede tanti brand di moda dialogare non solo con luoghi inconsueti, ma sempre di più misurarsi con l’arte contemporanea. Non è una novità, certo, ma si intravede un nuovo focus e un rilancio d’attenzione sulle relazioni arte-moda.
Infatti la vera protagonista dello show è stata Green Lens, un’installazione commissionata dal brand all’americano Doug Aitken. L’esterno si presenta come una struttura ottagonale interamente ricoperta di specchi; L’interno racchiude un giardino botanico. Ecco come l’ha descritta l’artista:
“L’opera creerà una combinazione di riflessi mescolati con le nuvole, la foschia e la vegetazione selvaggia evocando una presenza misteriosa. All’interno della scultura c’è un’enorme, caleidoscopico spazio vivo che riflette il cielo, il paesaggio e il cambiamento degli scenari circostanti. Questa installazione trasforma il panorama in un’astrazione vivente.”
Al di là della riflessione sul rapporto fra uomo e natura, l’opera rappresenta anche il tentativo di Saint Laurent di dialogare con l’arte contemporanea, partecipando de facto alla Biennale con una sua propria installazione. Per l’occasione è stato anche istituito un servizio di traghetto gratuito che andrà da piazza San Marco fino all’Isola della Certosa, dove Green Lens è situata. Come se non bastasse, il brand ha anche dichiarato che userà le piante presenti nell’installazione per riforestare l’isola della Certosa e che si occuperà di una serie di interventi di ripristino su alcuni dei beni architettonici più degradati dell’isola.