Neanche il più grande colosso del fast fashion Zara è stato risparmiato alla crisi che segue il post-coronavirus. Zara ha infatti deciso di chiudere tra i 1000 e 1200 punti vendita in tutto il Mondo, visto il calo delle vendite del 44% nel primo trimestre (pari al 409 milioni di euro). Una decisione importante che però lascia sperare visto che il proprietario ha garantito un ricollocamento. Index punterà su retail più grandi e sul digitale. A questa decisione corrisponde infatti la riapertura di 450 store e un investimento cospicuo nella vendita online che, nell’ultimo trimestre ha registrato un incremento del 50%.
Infatti molti più consumatori hanno capito che la vendita online può essere piacevole, fatta comodamente sul proprio divano senza dover affrontare folla, caldo, mascherine e fretta nel provare. Come da casa è stata fatta anche l’ ultima campagna pubblicitaria di Zara. Inoltre la vendita digitale ha due punti a favore: le spese di spedizione gratuite (anche se oltre un minimo di spesa) e l’eventuale reso.Una strategia che in molti casi ha funzionato, portando ad un notevole incremento del volume di affari.
Ricordiamo però che in molti casi non è stato cosi. Il colosso competitor di Zara, H&M, si è visto chiudere solo in Italia ben 8 negozi. Molti consumatori hanno iniziato a preferire meno capi fast fashion ma più capi e accessori vintage, evergreen e sostenibili.
È la fine del fast fashion o solo un riavvicinamento verso un consumo più digitalizzato ? Persino la maison romana Bulgari ha deciso di lanciare una nuova esperienza di shopping online incentrata sui gioielli dell’Alta Gioielleria.