SUPREME VS SUPREME: LE NEWS IN ESCLUSIVA

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Relativamente all’articolo pubblicato dal nostro magazine dal titolo SUPREME VS SUPREME, pubblichiamo gli aggiornamenti e le precisazioni che ci sono state inviate dall’Agenzia di Comunicazione Verini & Associati, su mandato di Chapter 4, società che detiene il marchio Supreme. Grazie alle importanti vittorie legali in Italia, Spagna e Cina, la battaglia legale condotta da Supreme NYC contro i legal fake sembra arrivare finalmente ad una conclusione.
A Supreme NYC manca il tassello UE, questo significa che il marchio è registrato negli USA ma, a differenza dell’Italia dove è avvenuta nel 2015, manca la registrazione in Europa. Nel maggio 2018 EUIPO (l’ufficio europeo che si occupa di proprietà intellettuale), ha rifiutato la richiesta di registrazione. Poi, però, ha compiuto una importante retromarcia 18 mesi dopo, riconoscendo Supreme “un marchio dotato di una capacità distintiva”. Ma ancora Supreme NYC, cioè quella originale, non ha ottenuto quel che vuole: la registrazione del marchio in Europa. Ma sembra essere solo una questione di tempo.


Il caso scoppiò nel dicembre 2018 quando la multinazionale Samsung annunciò di aver stretto una collaborazione con il brand di streetwear. Solo qualche giorno dopo si accorse di essere incorsa in un clamoroso epic fail. In altre parole: il contratto non l’aveva siglato con il brand americana. Immediato il dietro front e l’annullamento della firma. Da allora Supreme NYC ha iniziato la sua crociata, in particolare contro Italia e Spagna. Crociata che negli ultimi mesi sta ottenendo importanti risultati. Il legal fake è il fenomeno che avviene quando una società registra un marchio in una nazione prima che venga registrato dall’azienda originale che detiene i diritti sul quel marchio. International Brand Firm (IBF), società con sede a Londra ma italiana di fatto, ha registrato il marchio in circa 50 Paesi tra cui Italia e Spagna. Vanta anche una presenza a Pitti Uomo (gennaio 2016) e una serie di negozi aperti in maniera “legale”, che però stanno via via chiudendo dopo le recenti sentenze in Spagna e Cina.
Come scrive Il Sole24Ore, la Cassazione, con una sentenza destinata a fare giurisprudenza, ha confermato la legittimità di alcuni sequestri di merce con il marchio Supreme Italia e Supreme Spain. Valore complessivo: circa 10 milioni di euro. Successivamente, anche il Tribunale di Barcellona ha dato ragione a Supreme NYC. Così come il China Trademark Office che ha ordinato la chiusura di oltre 40 punti vendita di IBF in Cina.

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