Di questo primo giorno di sfilate quella di Anna Yang, in arte Annakiki, è stata probabilmente la collezione che mi ha colpito di più. La stilista cinese, che ha appena aperto un ufficio a Milano, è al suo debutto in passerella. E convince. Anzi, rapisce, trasportando tutti sulla superficie di un pianeta extrasolare. Ebbene sì, gli alieni sono atterrati a Milano. E amano l’argento, il rosa, la plastica e le paillettes.
Nella collezione domina l’effetto alluminio accecante, superbo e suggestivo. Le modelle, tutte dalla bellezza un po’ marziana, sfilano con stivali di pelle verniciata, gonne dai colori sanguigni e brillanti, leggings in grigio metallizzato e guanti di pelliccia viola.
Molti cappotti oversize, portati in modo convenzionale o cascanti sulle spalle, secondo una tendenza che abbiamo già apprezzato a New York. Tra i tessuti dominano l’eco-fur e il cashmere; la morbidezza della lana e del velluto si contrappone, con guizzi di fantasia, alle giacche rigide e fortemente strutturate.
Bellissima l’interpretazione della salopette e dello zaino, quasi onnipresente. Spicca una giacca beige con cappuccio, con un braccio in pelliccia rosa che viene abbinato a un guanto verde. Un impermeabile di plastica rosa dal bordo increspato si contende la scena con un reggiseno silver space impellicciato di rosa.
E spicca l’ospite d’onore: Baby K, la rapper di Roma-Bangkok. Mito assoluto: simpatica e interessante.
Yang ha dichiarato che con questa collezione ha cercato di trovare se stessa, dopo un 2016 “caotico e sconcertante”. Secondo me ci è riuscita. O comunque è riuscita a regalarci uno spettacolo di grandissimo stile, una collezione immaginifica e surreale. Non gratuitamente surreale, ma secondo una visione della moda personale e decisa. Forza Anna Yang!