LA VERITÀ È CHE ALLA FINE HA VINTO GUCCI

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La verità è che, alla fine, ha vinto Gucci. Secondo Google Trends, si parla proprio di impennata di ricerche. Per i pochi che se lo fossero perso, le pagine di attualità della settimana appena trascorsa fino alle ultime 24 ore, hanno avuto tra i protagonisti la modella Armine Harutyunyan (è tra i primi risultati di ricerca su Google, se si digitano le lettere “a” ed “r” in sequenza). Armena, 23enne, è una delle indossatrici di punta della casa di moda guidata dal 2015 dal creativo Alessandro Michele, da una bellezza caratterizzata da sopracciglia folte, naso adunco e labbra minute. Bella o no, ha un suo perché, e ha scatenato tra la massa un dibattito attivo diviso tra chi l’ha definita una «bellezza non convenzionale» e chi, esibendo santini con i visi di Carla Bruni e Cindy Crawford, ha sottolineato che, in verità, «la bellezza è altro». Tutto questo perché secondo una fake news, Gucci avrebbe stilato una lista delle 100 modelle più belle e/o sexy del mondo.


Tuttavia questa discussione divisa tra post pubblicati sui social network, articoli di giornale e storie Instagram, ha fatto si che l’azienda fondata da Guccio Gucci ha fatto il pieno di click. Facendo una veloce ricerca sul portale di Google che registra ogni secondo le tendenze della rete in giro per il mondo, l’andamento delle ricerche ha subìto un notevole cambiamento nell’ultimo mese e, soprattutto, nell’ultima settimana.

L’effetto che si crea è un po’ quello del dito che indica la luna: tutti parlano della modella, ma nessuno che si accorga di quanto il fenomeno accresca notevolmente la visibilità di chi quella modella l’ha ingaggiata. Atto rivoluzionario o pubblicità studiata a tavolino? Poco importa. La questione è che il marchio vince sulla polemica. Se l’obiettivo era far parlare dell’azienda, l’intera vicenda ha sicuramente dato i suoi frutti. Questo perché la casa di moda ha puntato tutto sull’emotività del target cui si rivolge: Gucci ha proposto un modello che stride con i canoni a cui siamo abituati, che collide con la patinatura tipica di questi anni. Ed è qui che entrano in gioco concetti come il politically correct, o il no body shaming. Con un risultato semplice, ed efficace, la gente parla di Armine, ma sopratutto di Gucci. Il target, certamente influenzato dai tempi in cui viviamo, difende la scelta per adesione al concetto di bellezza “non convenzionale.

Tanto di cappello ad Alessandro Michele e io suo staff !

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